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Partiamo da una domanda quand’è che facciamo allontanare gli altri?

Nonostante l’uomo sia per definizione un “Animale sociale” ed è in grado di migliorare le proprie abilità sociali per poter interagire in maniera efficace con gli altri, creando legami solidi; esistono, molti comportamenti che hanno l’effetto opposto e che rischiano di allontanare le persone da noi.

Spesso non siamo totalmente consapevoli di quali sono questi atteggiamenti.

Ecco un elenco dei principali comportamenti che allontanano l’altro.
  1. Non saper accettare una critica: in qualsiasi tipo di relazione è fondamentale saper accettare una critica costruttiva o un suggerimento. Se reagiamo chiudendoci o in modo aggressivo ogni volta che ci viene fatta un’osservazione potremmo perdere chi veramente ci tiene a noi; infatti, chi vuole confrontarsi in modo schietto e sincero solitamente significa che è interessato al rapporto che abbiamo instaurato. Al contrario, dobbiamo allontanarci da chi ci giudica con l’obiettivo di farci stare male senza desiderio di dialogo e ragionamento.
  2. L’Egocentrismo non aiuta: ogni rapporto sano si dovrebbe basare sulla reciprocità, per tale motivo è necessario non far prevalere sempre il nostro ego cercando di essere al centro dell’attenzione. Non sentirsi valorizzati, capiti o ascoltati porta gli altri ad allontanarsi da noi. Chiediti spesso se ti stai comportando come vorresti a tua volta che l’altro agisse con te e correggi i tuoi modi di dire e di fare per ricercare un equilibrio di spazi dedicati a te e all’altro. Non importa se l’altro accetta il tuo egocentrismo, prima o poi si stancherà.
  3. Vittimismo OFF: le relazioni servono per darci supporto nei momenti più difficili della vita e ognuno riconosce l’importanza sostenere e farsi sostenere; tuttavia, a lungo termine, le persone faticano a stare accanto ad un partner che è pessimista in modo costante. Sforzarsi di superare i pensieri negativi che ci fanno sentire vittime della sorte, oltre a far bene alla coppia, aiuta il senso di appagamento e il nostro benessere generale.
  4. La gelosia: sicuramente è difficile convivere con l’idea che l’altro potrebbe andarsene in ogni momento o scegliere qualcuno di diverso da noi; tuttavia, questa libertà di scelta è ciò che ci fa restare uniti in maniera consapevole e con un reale desiderio. Essere possessivi e gelosi allontana l’altro perché provoca avversione nei confronti delle limitazioni imposte. Lavorare sulle nostre insicurezze ci permettere di costruire relazioni durature.
RICORDA:

In una relazione è fondamentale sapere che alcuni nostri comportamenti (più o meno consapevoli) ci allontanano dall’altro anche se le nostre intenzioni sono diverse. Se volete costruire un rapporto di fiducia e di condivisione ognuno dovrebbe lavorare per migliorare i propri atteggiamenti e le proprie insicurezze, singolarmente o in coppia.

covid 19 e bambini

In questo periodo, molti professionisti dell’educazione e formazione si sono mobilitati per poter entrare nelle case delle famiglie attraverso il Web, in modo da fornire un servizio adeguato ed un supporto con i compiti scolastici o con le attività per il tempo libero.
Anche la Dott.ssa Pillon continua a fornire Consulenze per l’Individuo, la Coppia e la Famiglia, tramite Skype, Whatsapp o telefono. Tutto per restare in contatto con i pazienti che già avevano iniziato un buon percorso e per chiunque, in un momento di emergenza, abbia necessità di parlare con qualcuno e di avere un sostegno adeguato da uno Psicologo Online.

In questi giorni le nuove domande che ho ricevuto riguardano richieste di supporto per:
– gestione dell’Ansia e dello Stress,
– rimedi contro l’Insonnia persistente,
– modalità di rilassamento relative a stati di Agitazione continua,
– moderazione degli attacchi di Rabbia ingiustificata,
– comprensione della Tristezza e della malinconia,
– risoluzione dei Conflitti di Coppia e famigliari,
– definizione dell’Emotività dei bambini,
– strategie per comunicare i Sentimenti e impiegare il Tempo con i piccoli.

Il trend si manifesta con una volontà da parte degli adulti di accantonare momentaneamente il proprio Benessere, in favore del supporto ai bambini. Per molti genitori risulta difficile mantenere la giusta serenità occupandosi contemporaneamente delle faccende domestiche, dello smart working, del sostegno pratico a parenti anziani e della condivisione di un tempo di gioco adeguato con i bambini. Una problematica comune che mi viene riportata riguarda il fatto che i bambini sembrano ingestibili e di cattivo umore, in particolare richiedono molta attenzione e questo spesso diventa frustrante per i genitori che devono destreggiarsi anche con altre faccende.

In questo articolo vorrei darvi alcuni spunti di riflessione sul vostro modo di vivere il tempo in famiglia e riportare alcuni consigli pratici per programmare diversamente questo periodo, così che non sia soltanto un momento da passare, ma un tempo per costruire qualcosa di nuovo e più bello.

Per prima cosa, durante una Consulenza alla Famiglia, pongo alcune domande, in modo da personalizzare il più possibile l’intervento. Ve ne riporto qualcuna:

  • “Vostro figlio richiede molte più attenzioni ora oppure anche prima non era molto abituato a giocare e a passare un po’ di tempo in autonomia?”
  •  “Provate a riflettere su quanto siete in Ansia in questi giorni e come lo esprimete?”
  •  “Le vostre giornate da che motivazione sono guidate?”
  •  “Qual è, al momento, la vostra routine quotidiana?”
  •  “Come risolvete i Conflitti e chi coinvolgono?”

Queste domande mi aiutano a comprendere i comportamenti famigliari per dare alcuni suggerimenti in grado di modificare la gestione del tempo, le emozioni negative, la comunicazione errata e gli schemi relazionali rigidi.

Alcuni esempi pratici:

  • “Non riesco ad occuparmi delle faccende perché mio figlio non resta più di 5 minuti impegnato in un’attività da solo”. Potrebbe essere una soluzione quella di vivere il momento dei lavori domestici assieme. Non è necessario correre con Ansia per poter rimettere in ordine la casa in tempi record, possiamo avere un atteggiamento più disteso e coinvolgere i bambini chiedendo loro di lavare alcuni strofinacci in una bacinella; dandogli un panno per spolverare; domandandogli di aiutarci a stendere la biancheria. Ricordiamoci, comunque, che la noia va vissuta anche dai bambini, poiché insegna a stare da soli e ad essere creativi; non sentiamoci dei cattivi genitori solo perché non dedichiamo 30 minuti di attenzione a nostro figlio.
  •  “Mio figlio di 12 anni non si stacca dai videogames, sembra alienato e apatico.” Avete parlato con lui su come si sente in questo periodo? Potrebbe essere un atteggiamento conseguente al fatto che si annoia, che gli manca la parte sociale delle amicizie e che sia frustrato; se la vostra famiglia segue una routine sarà più facile dare il buon esempio e limitare il tempo dedicato alla tecnologia, in favore di compiti scolastici, giochi da tavolo, lavori manuali e creativi con attrezzi, lettura e faccende domestiche, come la pulizia e la sistemazione della propria camera in diverse giornate.
  •  “Mio marito non mi sta aiutando e, ora che siamo tutti in casa, ci ritroviamo a litigare quasi ogni giorno”. Per prima cosa c’è da chiedersi se il partner/la partner vi aiutava prima di questo periodo oppure se era già latitante per quanto riguarda il contributo per i lavori di casa o l’educazione dei bambini. Inoltre, è importante comprendere quanto noi ci sovraccarichiamo di compiti per non delegare agli altri e quanto invece sono gli altri a non rendersi disponibili; infatti, talvolta capita che ci arrabbiamo con chi abbiamo accanto senza dargli la possibilità di entrare nel nostro modo di pensare e di agire. Potrebbe essere utile imparare a chiedere aiuto e lasciare che ognuno si occupi di un compito, nel modo in cui è in grado di farlo.

Spero che questi consigli possano fungere da spinta per costruire o riparare, in modo che il tempo del COVID-19 possa essere un momento di crescita, comprensione e consapevolezza. Le mie 3 C preferite.

Dott.ssa Martina Pillon

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I segreti delle mamme: l'adolescenza

C’è un momento esatto nella vita di ogni madre, in cui ci si rende conto che il proprio figlio non sembra più lo stesso. Questo tempo, spesso coincide con il passaggio dalle Scuole Elementari alle Medie e riguarda, non tanto l’aspetto fisico, quanto più quello del carattere, delle abitudini e dei gusti.
Ormai ogni genitore conosce quali sono gli aspetti più critici dell’adolescenza, anche perché a sua volta ci è passato: il desiderio di autonomia, la ricerca di un’identità più definita, l’indispensabile rapporto con i pari, lo sviluppo fisico e sessuale…

Tuttavia, per quanto ci si possa sentire preparati, risulta spesso difficile farsi trovare pronti; perché, come per molte altre situazioni della vita, non esiste un manuale d’istruzioni per sostenere e aiutare il proprio figlio in questo particolare momento di vita. Infatti “l’Odissea dell’Adolescente” può essere descritta come la storia particolare ed Unica di ciascun ragazzo o ragazza alle prese con la pubertà.

Dialogo fra mamme:
G: “Quanti anni ha tuo figlio?”
S: “11, ha appena iniziato le Scuole Medie”
G: “Auguri!”
Spesso capita di creare una sorta di terrorismo psicologico fra madri sull’inizio dell’adolescenza; questo dipende dal fatto che risulta difficile vedere cambiare il proprio figlio, il quale dimostra una maggiore attenzione per il mondo fuori casa, che per la propria famiglia.
Avere timori e sentirsi insicuri sulle proprie scelte come genitore, può essere normale e talvolta è anche salutare, poiché garantisce la messa in discussione delle proprie idee.
Tuttavia, non è necessario farsi terrorizzare da falsi miti e da racconti di esperienze altrui, è importante invece raccogliere i segnali dei propri figli, garantendogli un Nido Sicuro in cui tornare.

L’adolescenza dei propri figli, può consentire una crescita come madre e padre, i quali si ritrovano a potenziare vari aspetti della propria genitorialità:

  • L’Accoglienza= nonostante la rabbia o il senso di impotenza, è fondamentale ricordarsi di restare aperti e disponibili nei confronti dei propri figli, per consentire loro di ritrovare un clima famigliare di autentica accettazione.
  • L’Autorevolezza= da distinguere dalla severa autoritarietà, l’autorevolezza garantisce il limite specifico entro cui non è bene spingersi e viene dimostrata attraverso il buon esempio e con il dialogo.
  • La Comprensione= capire gli stati emotivi di ogni figlio ed aiutarli a “sbrogliare la matassa” delle emozioni, diventa un’esperienza fondamentale di crescita e di condivisione fra genitori.
  • Il Silenzio= talvolta l’adolescente necessita di solitudine e silenzio, quindi è opportuno comprendere anche quando è necessario fare un passo indietro, per lasciare i ragazzi liberi di sperimentare da soli il difficile lavoro di rielaborazione emotiva.

Se poi le difficoltà di relazione fra genitori e figli risultano essere in rapido peggioramento, potrebbe essere utile rivolgersi ad uno Psicologo, che con colloqui di Sostegno alla Genitorialità o con Colloqui per Adolescenti, potrebbe aiutare a ridefinire il particolare momento, in favore di una nuova e più efficace Comunicazione.

non litigare davanti ai bambini

Ormai molti educatori, sociologi, pedagogisti e psicologi hanno unito le loro conoscenze per evidenziare quanto sia dannoso per i bambini che mamma e papà litighino davanti a loro.

Cosa c’è di vero in questi studi e come possono aiutare nella vita di tutti i giorni?

Di sicuro, per un figlio assistere ad una guerra genitoriale rappresenta una situazione stressante, che può portare angoscia e paura; inoltre, nel bambino possono subentrare pensieri negativi in merito ad un potenziale abbandono famigliare da parte di uno dei due genitori e, per reazione, il piccolo imparerà a “essere grande” prendendosi cura degli adulti e cercando di fare da paciere.

Tuttavia, lasciando da parte i casi più estremi di maltrattamento famigliare a livello verbale e fisico, nelle altre circostanze, le emozioni negative avvertite dai più piccoli davanti ad un “normale” litigio, non sono sempre dannose.

Crescere, significa anche scontrarsi con la realtà delle relazioni umane ed è cosa comune, nella vita di tutti i giorni, arrivare a confrontarsi con l’altro, se in disaccordo. L’ambiente famigliare deve fornire un contesto protetto e adeguato per sperimentare cosa significa la rabbia; cosa potrebbe accadere scontrandosi per differenza di vedute; in che modo sia possibile riappacificarsi.

Il compito di un “buon genitore” non è quello di non litigare mai davanti ai figli e non corrisponde all’idea di non manifestare rabbia con il proprio partner in presenza dei più piccoli. Ciò che contraddistingue una mamma ed un papà che vogliono crescere serenamente il proprio figlio, sono le modalità di discussione.
Anche arrabbiarsi e litigare, sono attività che possono fornire degli esempi per la crescita del bambino; se non imparerà a casa come manifestare la rabbia correttamente, prenderà a modello atteggiamenti esterni (Tv, compagni di classe, altri adulti significativi..) per comprendere come vivere le emozioni negative in una relazione.

Quello che possiamo fare come adulti per educare nostro figlio a gestire i conflitti è:
– naturalizzare la rabbia come un qualsiasi altro sentimento, aiutandolo a capire come mantenere la calma, senza esagerare con i toni;
– non colpevolizzare solo la mamma o unicamente il papà sulle cause del litigio, screditando il partner e cercando di rendere il piccolo di parte;
– insegnare il rispetto per il prossimo e l’accettazione delle opinioni altrui;
– prepararlo a chiedere scusa, a dare il perdono e a riappacificarsi senza portare rancori prolungati.

In conclusione, evitare di litigare davanti ai figli non è sempre possibile. La vita di tutti i giorni ci porta ad essere costantemente in contatto con i nostri bambini e per questo, talvolta, può capitare di scontrarsi… Per fortuna!
Infatti, ciò che fa la differenza tra un ambiente sano, da uno dannoso, non è la rabbia nata da un piccolo bisticcio, ma è unicamente la qualità della relazione di coppia. Prima di arrivare ad essere genitori, è fondamentale mantenere una buona complicità di coppia, che fungerà da esempio per il piccolo nei momenti positivi e in quelli negativi, che sono altrettanto inevitabili.

i tuoi occhi possono parlare

Prendendosi del tempo per camminare tra le strade affollate di Amritsar, ci si può rende veramente conto della povertà. Non parlo della miseria che deriva dal non avere un tetto sopra la testa o un pezzo di pane per arrivare a fine giornata; mi riferisco alla presa di coscienza di quanto siano vuoti e tristi la maggior parte degli sguardi che incrociamo ogni giorno nella nostra vita. 

Girovagando fra le strade di qualche piccola città del Nord dell’India, è facile capire come guardare non significa solamente vedere. Ogni occhiata porta con sé il proprio spirito e il desiderio di conoscere quello dell’altro, per intuirne il buono ed il cattivo e per presentarsi totalmente, senza riserve. 

Il saluto Indù, Namaste, significa “mi inchino a quello che c’è di buono (di divino) in te” ed implica la necessità di guardare il proprio interlocutore negli occhi, dandogli fiducia rispetto al fatto che quello che c’è di positivo in lui possa essere un dono per tutti e due.

Nella nostra società, tra genitori e figli, tra marito e moglie, fra amici e in molti rapporti di lunga data, l’importanza dell’intensità di uno sguardo viene spesso tralasciata. I vuoti vengono riempiti da parole e gesti, prestando attenzione a non soffermarsi molto sugli occhi dell’altro.

Negare al proprio figlio, al proprio amato, alla propria madre i nostri occhi, significa lasciarli fuori dai nostri sentimenti; dimostra che non riponiamo la giusta fiducia in chi ci sta accanto, limitando agli altri la nostra conoscenza. Se, al contrario, scegliessimo di compiere un’apertura del nostro mondo interno attraverso i nostri occhi, ci potremmo stupire delle reazioni degli altri; scoprendo il nostro mondo interiore alcuni potrebbero aprirsi a loro volta, intensificando il rapporto che c’è fra noi; altri potrebbero accoglierci e sorprenderci nel loro modo di aiutarci e comprenderci; qualcuno, invece, potrebbe spaventarsi e decidere di ferirci. Quest’ultima reazione altrui è quella che più ci ricordiamo e che maggiormente ci frena nel dischiudere completamente il nostro sguardo, ma ciò che dobbiamo comprendere è che in ogni caso, se decidessimo di guardare e non di vedere, avremmo sempre e comunque ottenuto qualcosa.

Se prendiamo coraggio e decidiamo di soffermare i nostri occhi su quelli di un’altra persona, vuol dire che abbiamo acquisito sicurezza e consapevolezza su ciò che ci portiamo dentro; ossia, abbiamo imparato ad amarci per quello che siamo, con le nostre contraddizioni e le nostre potenzialità, sereni del fatto che chi ci ama, prima o dopo, potrà accogliere pienamente il nostro bagaglio, aiutandoci, a tratti, a trasportarlo.

 

Mamma aiutami a rilassarmi consulenza famiglia

Quante cose ci sono da fare in una giornata? Arriviamo la sera, sapendo che non abbiamo fatto tutto quello che avremmo dovuto. La casa è un po’ in disordine, a lavoro non ci siamo concentrate a sufficienza e, come non bastasse, sentiamo di non aver dedicato abbastanza tempo ai nostri figli.

Come la nostra, anche la routine dei bambini risulta essere frenetica. Quasi a voler compensare la nostra mancanza, riempiamo la giornata dei piccoli con numerose attività: c’è l’obbligo della scuola e dei compiti; poi c’è lo sport (anche più di uno); il catechismo; le prove di musica; le uscite per una passeggiata in famiglia…
In mezzo a tutti questi impegni, ci sono la fretta, le corse per non arrivare in ritardo e le mancate risposte alle richieste di attenzione dei nostri bambini.

Eppure dobbiamo imparare a pensare che i nostri figli hanno il diritto di annoiarsi per sviluppare al meglio la creatività e dedicare il giusto tempo alla riflessione.
Lasciare al nostro bambino dei momenti per se stesso, consente ad entrambi di sospendere i doveri, concedendo al corpo e alla mente il corretto spazio per il rilassamento.
Se volete condividere con vostro figlio del tempo di qualità, potete alternare dei momenti di gioco, a momenti di relax e meditazione.

Infatti, anche per i bambini meditare è utile, poiché riduce l’ormone dello stress (il cortisolo), sviluppa la capacità di mantenere uno stato emotivo stabile e positivo e diminuisce la sperimentazione di sensazioni negative, quale la paura.

Quando una madre viene a chiedermi dei suggerimenti per aiutare il proprio bambino ad accrescere l’autostima e ad abbandonare le ansie ingiustificate, io propongo spesso di provare ad inserire una nuova attività, ossia “Giocare a rilassarsi e meditare”. Questa dovrebbe diventare una sana abitudine, che punta a rispettare i tempi del bambino e a consentire il rafforzamento delle proprie risorse e potenzialità.

Le linee guida generali a cui faccio riferimento?
Eccole riportate:
– scegliere un luogo tranquillo e in cui il bambino si sente sicuro;
– seguire le inclinazioni del bambino rispetto al tempo e al luogo;
– prendere una posizione comoda e che consenta il pieno rilassamento;
– dare delle indicazioni iniziali chiare, dove si spiega che i pensieri devono essere lasciati liberi di scorrere (come un fiume);
– prestare attenzione al respiro di entrambi, dandogli regolarità;
– stimolare l’immaginazione con la tecnica della visualizzazione di immagini rilassanti.

 

Molte altre sono le tecniche e le modalità per far rilassare i vostri figli, permettendo a voi e a loro di godere appieno del tempo insieme. Questo vi permetterà di conoscervi meglio reciprocamente e di lasciare gli impegni, lo stress e le negatività del giorno, fuori dalla porta e dalla vostra mente.
Sicuramente il vostro cucciolo vi ringrazierà!

Per maggiori info contattatemi

guarda gli occhi di tuo figlio

Fermati.. Aspetta.. prendi fiato e osserva gli occhi di tuo figlio.

Quante volte ormai si sente un genitore pronunciare queste parole: “le maestre mi hanno detto che forse mio figlio ha qualche difficoltà nell’attenzione” oppure “mia suocera mi ha spiegato che non è normale che il mio piccolo ancora non sappia svolgere questo compito in autonomia”.

Queste frasi a volte appaiono come gridi di aiuto da parte di mamme che desiderano avere maggiori certezze che tutto stia andando per il meglio nella crescita del proprio bambino ed è a loro che, come Psicologa (fuori dal coro), vorrei rivolgermi.

Tu sei madre e, in quanto tale, puoi guardare negli occhi tuo figlio come nessun altro: sfrutta questa occasione, non avere paura di scoprire il suo cuore e le sue difficoltà.

Prima di etichettarlo e di lasciarti convincere da qualcuno rispetto alle sue mancanze… Fermati e guarda le sue enormi risorse; probabilmente ha solo bisogno di comprendere strategie diverse e di mettere in mostra i suoi talenti.

Inoltre, non ti dimenticare mai che in mezzo a tutto questo esiste un papà pronto ad aiutarti a scegliere la cosa migliore; non escluderlo e non sminuirlo perché ti meraviglierai a volte di come lui arriverà a risolvere qualcosa che ti sembrava insormontabile.

Succederà, a volte, che come genitori noterete delle differenze e dei disagi in vostro figlio.. osservatelo ancora e non vi stancate di guardarlo negli occhi. Provate a capire se qualcosa intorno a lui lo turba o se magari sta solo crescendo e sperimentando una parte della sua personalità che magari poi modificherà.

Se avete bisogno di aiuto, non vergognatevi a cercarlo, ma allontanatevi dai professionisti che determineranno con facilità ciò che vostro figlio non è e ciò che non possiede; affidatevi sempre a qualcuno che sappia valorizzare tutto il potenziale che è presente nel vostro piccolo-grande tesoro.

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